“E la Parola divenne carne e pose la tenda fra noi” (Gv 1,14). È il Prologo potente di Giovanni, che abbiamo ascoltato a Natale, che risalta in copertina e funge da ponte fra l’anno appena concluso e il tempo che ci sta davanti.
“Anno nuovo, vita nuova”, si dice. Ma l’orizzonte che ci si spalanca potrebbe essere ancora più cupo che in passato, se noi cristiani non avessimo la certezza di quest’annuncio dirompente, forte come la luce che dirada le tenebre: “In principio era la Parola/ in Lui era la vita/ e la vita era la luce degli uomini/ la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno vinta” (Gv 1,1.4-5). È Dio la pienezza della vita, e ogni creatura ha in Lui la propria origine.
Con l’espressione “In principio”, si apre anche il primo libro della Bibbia, la Genesi, che non pretende spiegare il come le cose furono fatte, ma ci dice per Chi lo furono. Nonostante sofferenze, guerre e conflitti, Dio non dimentica questo In principio. E le tenebre non vincono.
Nell’immagine di copertina compare una sorta di Big Bang, l’esplosione della vita, che è rafforzata dalle parole del Vangelo di Giovanni. In greco parola è Lógos. Che si può tradurre anche senso, e quindi: “Il senso si è fatto carne”. Dio non è perciò un’idea astratta, una legge vaga dell’universo, ma è Persona, volto, nome, quello del Figlio del Dio vivente, nato nella stalla di Betlemme. Che ci ha amato al punto da avere tempo per noi, da essere venuto tra noi. Ecco perché, nonostante tutto, noi possiamo sperare e dare corso a un nuovo anno. È cambiato anche il logo della rivista: all’interno di un tondo con sei ali c’è la sigla VS, Voce Serafica. Richiamano le ali di un serafino. Da serafino deriva l’aggettivo ‘serafico’, come il nostro mensile, come san Francesco, che fu detto “il Padre Serafico” per il suo ardore di carità verso Cristo e i fratelli, e perché ricevette le stimmate proprio da un Serafino alato. La Chiesa ci dice che queste creature angeliche sono sempre rivolte verso Dio, ‘luce e calore inestinguibile’. Serafino viene dall’ebraico saraph, che significa ardere, bruciare. Il fuoco è anche simbolo dello Spirito Santo. Che sia Lui, allora, con i nostri santi cappuccini, a guidarci verso il futuro, in un dialogo (ancora il Lógos!) costante, che attraversi le varie dimensioni della vita, a formare una bella e vivace polifonia. Buon anno!
Fra Salvatore Sini